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I BRONZI DI PORTICELLO

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Testa del filosofo 

 

La testa del filosofo, realizzata nella seconda parte del V secolo a.C., presenta un volto asimmetrico e vissuto, con i tratti fisionomici che rimandano alle immagini intellettuali dell’arte greca, quali la barba e la fronte corrugata. La testa può considerarsi un vero e proprio ritratto, per la presenza di numerosi particolari caratteristici. La testa è danneggiata per essere stata amputata violentemente da una statua, di cui sono stati recuperati alcuni pezzi, tra cui una mano ossuta da vecchio. Alla testa manca l’occhio sinistro (il destro conserva l’iride in pasta vitrea); alcune ciocche di capelli e un cordone che cinge la testa come è possibile notare dalla pressione sui capelli. 

MArRC, livello D

La sezione di archeologia subacquea del museo comprende le testimonianze degli antichi traffici    marini lungo le coste calabresi: le ancore e le anfore di varia provenienza attestano l’alta e    prolungata frequentazione del mar Jonio e Tirreno durante l’età Greca e Romana.    

Statuaria in bronzo

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Statua A

 

Il bronzo A rappresenta probabilmente Tideo, un guerriero violento della leggendaria spedizione di Tebe. Originariamente armato di scudo nel braccio sinistro ed asta nella mano destra, oggi entrambi mancanti. Si presenta con ricca chioma trattenuta da una larga benda e barba folta e riccioluta. Il capo è rivolto verso la propria destra, gli occhi sono privi di pupille con ciglia in bronzo, il naso è dritto e le labbra in rame sono dischiuse dalle quali appaiono cinque denti superiori rivestite da lamina di argento. Le spalle sono larghe e il busto è eretto e tirato indietro, la statua è saldamente poggiata a terra con ambedue le piante dei piedi e gravitante sulla gamba destra, mentre la sinistra è appena flessa e portata in avanti. Il braccio destro è disteso lungo il fianco, mentre il sinistro è piegato.

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16 agosto del 1972, lungo la costa del Mar Ionio presso Riace Marina, un appassionato subacqueo Stefano Mariottini, vide emergere dal fondale a circa 200 m dalla costa un braccio in bronzo e avvicinandosi capì che si trattava di due grandi statue in bronzo. Dopo pochi giorni dalla segnalazione, le statue furono portate in superficie e trasferite nel museo di Reggio Calabria per la pulitura dalle incrostazioni marine. In seguito fu confermata l'ipotesi secondo cui i Bronzi erano autentici esemplari dell'arte greca del V secolo a.C. poiché era consuetudine dei greci realizzare statue o gruppi statuari commemorativi in onore di personaggi famosi e farne dono ad un celebre santuario. Nel corso degli anni le due statue hanno subito vari interventi di pulitura, l’ultimo tra il 2010 e il 2011 ha chiarito definitivamente la tecnica di realizzazione con metodo diretto. Entrambe le statue potrebbero essere considerate di stile policleteo poiché rispecchiano le regole del canone create da Policleto. L’ipotesi più accreditata attribuisce la realizzazione della statua A alla città di Argo, mentre la statua B ad Atene.

Tutor: prof.ssa Filomena Nesticò

I Bronzi di Riace

Sintesi da appunti forniti dalla Sezione Didattica del MArRC e dalla Delegazione FAI di Reggio Calabria per gli Apprendisti Ciceroni del Piria.    Sitografia consultata: www.museoarcheologicoreggiocalabria.it;  www.treccani.itwww.wikizero.com; www.studiarapido.it;  www.vitantica.net; www.associazionearcheologicanissena.it.

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Statua B

 

ll Bronzo B identifica probabilmente Anfierao  uomo rispettoso degli Dei. Una figura maschile stante, originariamente armato con scudo e asta, il suo capo è vistosamente deforme verso l’alto per fornire l’appoggio ad un elmo di tipo corinzio. Piccole ciocche di capelli appaiono sotto l’elmo e infine gli occhi sono ben aperti e la cornea è in calcite bianca. È colto nella stessa posizione della statua compagna, si presenta frontalmente allo spettatore, ma diversamente da essa, la linea alba  è flessuosa e arcuata. Il peso del corpo grava sulla gamba destre mentre la sinistra scarica, il ginocchio è flesso in avanti i piedi aderenti al suolo, con le punte appena divaricate.  Il braccio destro è abbassato lungo il fianco e il sinistro  è flesso in avanti.  

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Testa di Basilea

 

La testa di Basilea fu trafugata illegalmente dal relitto e fu esportata in Svizzera. Acquistata dal museo della città di Basilea é stata restituita negli anni 90° al governo italiano. La testa è stata amputata dal busto mediante dei colpi violenti che hanno causato sia la perdita di entrambi gli occhi sia il danneggiamento del naso e dell’orecchio sinistro. Essa presente una lesione profonda per via di un colpo sulla fronte inferto anticamente per dividerla in pezzi più piccoli. I clandestini avevano proceduto ad una pulitura con acido che hanno irreversibilmente danneggiato la patina attribuendole un colore giallo. L’identità non è chiara ma i suoi tratti fanno pensare a una figura divina o a un personaggio regale, con capelli a piccoli riccioli naso e arcate sopraccigliari marcate e barba modellata. Probabilmente di stile severo (V secolo a.C.)

Scheda a cura di Rinelli Domenico e Kharyuk Aleksandr – 5^CT a.s. 2020/2021

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