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Uno dei dipinti più suggestivi realizzati dal pittore reggino Vincenzo Cannizzaro (1742 – 1748) raffigura il “Martirio di S. Lorenzo” (Olio su tela, cm 101,5 x 75).

Storicamente si sa che San Lorenzo venne giustiziato per volere dell'imperatore Valeriano, che emise un editto che condannava a morte vescovi, presbiteri e diaconi; secondo Ambrogio, San Lorenzo venne messo a morte sulla graticola.

La scena rappresentata nel dipinto del Cannizzaro è molto intensa e coinvolge emotivamente. Infatti nella tela, sullo sfondo di una bellissima architettura, il Santo è steso sopra la graticola, sul suo capo un angelo squarcia le nubi per porgergli la corona del martirio.

Il protagonista è rappresentato in tutta la sua indicibile sofferenza, in una posa così naturale che, grazie all’uso sapiente dei chiaroscuri ed alla varietà cromatica, sembra quasi distaccarsi dalla tela. A fianco della graticola possiamo notare personaggi intenti a tenere il fuoco acceso, ambedue resi con una luce così viva da sembrare illuminati dal fuoco che loro stessi stanno alimentando. 

L’impianto prospettico e la disposizione in diagonale dei protagonisti accresce l’effetto drammatico della scena.

Tra i dipinti del Cannizzaro esposti nella Pinacoteca, il Martirio di S. Lorenzo è estremamente interessante perché rappresenta la sintesi del percorso formativo svolto dall’artista tra Napoli e Roma. Il dipinto, acquistato da Federico Genoese per la propria collezione, era tra le opere che Domenico Genoese donò con lascito testamentario al Museo Civico di Reggio Calabria.

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Lo sapevi che…

La famiglia Genoese è una famiglia molto antica di nobili origini, già presente in Cava dei Tirreni nell’anno 1000. I rami rimasti nel Salernitano sono oggi estinti; invece un ramo, stabilitosi in Reggio di Calabria dai primi del 1500, appartenne alle nobili arciconfraternite dei Bianchi ed Ottimati, diede alla città di Reggio il primo sindaco Nobile per trenta volte, ed alla Chiesa un Vescovo, Monsignor Diego nel 1753. Possedette la baronia di Galati, diverse cappelle con sepolcri gentilizi di juspatronato e partecipò alla vita amministrativa e politica della città.

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Pinacoteca civica, sala 5

Tutor: prof.ssa Anna Benedetto

Scheda a cura di Claudia Marafioti e Paolo Zumbo – classe 5DT a.s. 2021/2022

Breve biografia dell’autore

Vincenzo Cannizzaro fu un’importante figura del panorama artistico del Settecento, morto prematuramente di tisi all’età di 26 anni. Nacque a Reggio Calabria nel 1742 da Giovanbattista Cannizzaro, fin dall’adolescenza il Cannizzaro dimostrò notevole predisposizione per il disegno ed il colore; per questo cominciò a studiare presso il pittore reggino Antonino Cilea. Fu proprio il Cilea che lo convinse a recarsi a Napoli, presso la scuola di Francesco De Mura, maestro affermato e notevole figura del primo Settecento. 

Il desiderio di perfezionarsi sempre di più spinse il Cannizzaro a recarsi nel 1763 a Roma, dove frequentò la bottega di Pompeo Batoni, neoclassico per eccellenza. 

Prese parte al concorso bandito dall’Accademia di Belle Arti di Parma con il dipinto “Trasfigurazione di Cristo sul Tabor”, conservato presso la Galleria Nazionale. La tela conseguì il primo premio e vinse una medaglia d’oro che l’artista, negli ultimi anni della sua vita, offrì in dono alla Madonna della Consolazione, alla quale era particolarmente devoto. La medaglia fu incastonata al centro della cornice che contiene la tavola dipinta dal Caprioli nella Vara d’argento della Madonna. 

Nel marzo 1767 lasciò Roma per tornare a Reggio dove avrebbe ancora dipinto pregevolissimi quadri, per la maggior parte non reperibili. Morì a Reggio Calabria il 26 giugno1768.

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