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La sala 11 costituisce una galleria di opere scultoree del XX sec. tra le quali spicca il mirabile busto della “Nosside di Locri” di Francesco Jerace…

…Ma chi era Nosside?

Nosside era una poetessa greca dell’età ellenistica che visse a Locri Epizefiri agli inizi del III secolo a.C (periodo della guerra contro i Bruzi), ed è considerata una delle più grandi poetesse della Magna Grecia. Ella discendeva sicuramente da una famiglia nobile ma scarse sono le notizie in merito alla sua vita. 

Scrisse in dialetto dorico delicati epigrammi d'amore, conservati in numero di dodici, e nella sua poesia sono riscontrabili affinità con l'opera di Saffo, che la poetessa cita, appunto, in uno dei suoi epigrammi. Si ipotizza che fu alla guida a Locri di un tiaso (circolo femminile) come quello già creato da Saffo.

Pinacoteca civica, sala 11

Tutor: prof.ssa Anna Benedetto

Scheda a cura di Caterina Mallamaci e Laura Scaramozzino – 4^DT a.s. 2020/2021

Breve biografia dell'autore

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Francesco Jerace (Polistena 1853, Napoli 1937), nel 1869, poco più che adolescente, si trasferì a Napoli, dove seguì i corsi alla  Reale Accademia di Belle Arti. Alla formazione partenopea seguì il perfezionamento a Roma. L'Esposizione nazionale di Napoli del 1877 e quella di Torino del 1880 divennero l'occasione per mostrare il suo linguaggio, soprattutto in quest’ultima dove partecipò con ben sette opere, fra cui la famosa Victa (Napoli, Museo civico in Castel Nuovo) che ricevette commenti entusiastici. La Victa inaugurò una nuova tipologia di bellezza femminile, idealizzata e sensuale al tempo stesso, che verrà replicata dall’artista in numerosi altri busti. Il carattere indomito e fiero dell'espressione colpì i commentatori del tempo che considerarono la Victa l'opera "più perfetta" della mostra. Da quel momento Jerace  partecipò alle rassegne internazionali più importanti e la Biennale veneziana del 1909 gli dedicò una sala personale. Jerace si espresse maggiormente nell'arte sacra e nell'arte allegorica e l'opera più nota fu certamente la scultura presente al Vittoriano di Roma: L'azione.

Nel 1920  partecipò alle Biennali di Reggio Calabria, organizzate dall'amico A. Frangipane, dove presentò nel 1920 il busto della poetessa Nosside di Locri e il busto del conterraneo G. De Nava, al quale dedicherà anche un monumento a Reggio Calabria nel 1936. Sempre in città, nell'ambito dell'arte sacra, si ricordano  le statue di S. Paolo e S. Stefano di Nicea (1929) per la facciata del duomo. 

Divenne Professore Onorario alle Accademie di Belle Arti di Milano, Bologna e Napoli; nel 1891 divenne membro della commissione permanente di Belle Arti del ministero della Pubblica Istruzione; fu insignito del titolo di Grande Ufficiale dell’Ordine della Corona d’Italia, e pochi anni dopo di quello di Commendatore dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro. Le sue opere sono presenti all'estero in parecchie città: in Europa a Madrid, Londra, Monaco di Baviera, Atene, Odessa, Berlino, Varsavia e L’aia; fuori Europa a Bombay. Egli morì a Napoli il 18 genn. 1937. 

La scultura di Jerace è in marmo (cm 54 in altezza, cm 56 in larghezza, cm 32 in profondità), è stata realizzata nel 1920 ed esposta in occasione della Biennale d’arte calabrese di quell’anno. L’opera è da intendersi non solo come ritratto in ricordo della poetessa locrese ma anche e soprattutto come modello della bellezza classica delle donne calabresi. Lo sguardo appare inquieto, la bocca sensuale, la capigliatura ribelle, che viene resa attraverso un raffinato e sapiente gioco chiaroscurale tra le ciocche disordinate, le spalle tornite sono in parte scoperte dal manto scivolato. Il busto emerge dal taglio irregolare del basamento che diventa esso stesso elemento di ulteriore decorativismo. 

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