Colonna dedicata a Vitrioli
Tutor: prof.ssa Anna Benedetto
Scheda a cura di Sofia Belfiore ed Ilaria Vazzana – classe 5^BT a.s. 2021/2022
La colonna in marmo sormontata da un tripode in bronzo, dedicata all’illustre poeta e latinista reggino Diego Vitrioli, presenta sul lato posteriore un medaglione, anch’esso in bronzo, che raffigura il ritratto nel noto letterato.
Vogliamo saperne di più e scopriamo che il monumento è stato realizzato riutilizzando una colonna di epoca greca, rinvenuta durante gli scavi nell’area cittadina. Sull’origine di tale reperto si sa pochissimo; qualcuno ipotizza che appartenesse al tempio di Apollo.
E’ un chiaro esempio di riutilizzo di antichi reperti.
La nostra ricerca ci fa apprendere che, oltre a questo monumento, all’insigne latinista sono state intitolate anche una scuola e una via della città di Reggio Calabria, di Motta San Giovanni e Drosi.
E' stata anche fondata una associazione culturale presieduta dai suoi discendenti, l’Associazione culturale e di promozione sociale “Diego Vitrioli”, nata nel 2014; prende il nome dal latinista Diego che, insieme al fratello Annunziato, pittore e musicista, ha contribuito sensibilmente alla cultura dell'Ottocento.
Scopriamo anche che nel 2007 la famiglia Vitrioli ha donato al Comune di Reggio Calabria la ricca biblioteca e la grande pinacoteca di famiglia, arricchendo le collezioni già in essere di proprietà dell’amministrazione cittadina.
Brevi note bibliografiche
Diego Vitrioli (Reggio Calabria 1818 – 1898) fu poeta e latinista, studiò presso il Real Collegio della sua città e fu allievo di Antonino Rognetta e di Gaetano Paturzo, che gli insegnarono l’arte dell’umorismo e dell’arguzia.
I critici lo associarono alla figura di Giovanni Pascoli per le sue attitudini umanistiche; infatti molto presto egli si fece notare per le sue doti, classificandosi tra i primi posti nei concorsi.
A soli 25 anni si rivelò scrittore di talento con il poemetto Xiphias, che rievoca le emozioni della pesca del pescespada nello Stretto tra Scilla e Cariddi e con il quale vinse il “Certamen poeticum Hoeufftianum”.
Con tale opera il poeta ottenne la medaglia d’oro e il riconoscimento dell’opera quale capolavoro e tra le opere più eleganti e originali della poesia umanistica italiana.
Successivamente fu insegnante di latino e greco nel Real collegio di cui era stato allievo, poi fu direttore della Civica Biblioteca (oggi Biblioteca Pietro De Nava) e si concentrò sugli studi umanistici.
Nel 1855 sposò una nobildonna dalla quale si separò dopo la morte del figlioletto Tommaso di soli sette anni; il poeta continuò comunque ad omaggiare la moglie della prima copia di ogni sua pubblicazione.
Nel 1860, in seguito all’ingresso dei garibaldini a Reggio, Vitrioli venne esonerato dall’incarico di bibliotecario perché ritenuto “illiberale” (all’epoca non era consentito conciliare l’essere cattolici e patrioti contemporaneamente).
Quindi si ritirò in casa per scrivere e strinse rapporti di studio ed epistolari con Papa Leone XII, che lo chiamava “principe dei letterati” e che gli offrì una cattedra in Vaticano.
Morì nel 1898 a Reggio Calabria dove volle sotto il suo ritratto l’epigramma: «È patria mia la Brezza; mi allevò Calliope col miele delle Pieridi.»
Oltre allo Xiphias compose molte orazioni, epistole, elegie, epigrafi, epigrammi in latino. Numerosi celebri letterati e docenti gli dedicarono opere e in molti giornali dell’epoca si menziona suo nome.
Egli non era solo un letterato ma anche appassionato di arte antica e vantava una ricca collezione archeologica, fatta di vasi figurati, di numerosi reperti, statuine in terracotta, lucerne fittili e nel pavimento del suo palazzo erano state inserite porzioni di antichi mosaici. Molti reperti andarono perduti, insieme al palazzo dov’erano custoditi, nel terremoto del 1908 che distrusse Reggio e Messina. È sopravvissuto della ricca collezione solo un cratere a campana a figure rosse, databile al IV secolo a.C., oggi custodito nel Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria.
Il fratello Annunziato, morto nel 1900, e il nipote Tommaso furono pittori rinomati e conosciuti a livello nazionale; quest’ultimo riuscì a recuperare dal terremoto molte opere della collezione e altri beni, come l’archivio del poeta.
Molti personaggi illustri hanno scritto del Vitrioli, fu definito il «Virgilio redivivo» e «l’artista letterato» da importanti critici quali Cantù e Carducci e Giovanni Pascoli compose «Un poeta di lingua morta» all’interno della raccolta Pensieri e discorsi del 1914, in cui ha ricordato con profonda ammirazione il latinista reggino.