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Chiesa di San Giorgio

Scheda a cura di Maryama Camala e Marcello Giordano – 4^AT a.s. 2021/2022

Nel cuore del centro storico di Reggio, lungo il Corso Garibaldi, è ubicata una delle chiese più importanti, intitolata al santo protettore della città: è la Chiesa di S. Giorgio. È anche nota come Tempio della Vittoria data la presenza, sul portone e sulla facciata principale, di bassorilievi raffiguranti vicende risalenti alla Prima Guerra Mondiale.

La chiesa è preceduta da un piccolo sagrato rettangolare denominato Piazza S. Giorgio, nel quale è stata a lungo presente una statua risalente al 1637 e raffigurante l’Angelo Tutelare, ovvero San Michele Arcangelo.

L’esterno dell’edificio è in stile classico e con forme semplici. Sul monumentale portale è presente un’ampia vetrata in cui è raffigurato San Giorgio mentre uccide un drago.

L’interno si sviluppa su una pianta a croce latina con un’unica navata principale e quattro cappelle per lato. Tra quest’ultime merita particolare attenzione la cappella dedicata alla famiglia Guarna, una nobile famiglia della città, nella quale è presente la statua del Beato Giovanni Guarna, vissuto fra il XII e il XIII secolo. 

La parte alta dell’edificio è costituita da volte a botte e archi, i quali sono posti anche in corrispondenza dei pilastri ai quattro lati del santuario. L’abside è invece segnata da un arco trionfale ed è coperta da una volta a base semicircolare. 

Il pavimento e le pareti interne sono realizzate in marmo grigio decorato con pietra chiara di Trani. Ai lati della navata è possibile ammirare varie statue: San Giuseppe con il Bambino, l’Immacolata, il già menzionato Beato Giovanni, Sant’Anna e la Madonna Bambina e il busto di San Giorgio.

È presente anche un dipinto ottocentesco in cui è raffigurata la Madonna del Rosario e Santi. 

Sul basamento sono presenti delle lapidi. La più antica si trova nella parte posteriore della chiesa e risale al 1637. Porta la scritta pietatis argumento commendavere, cioè “per la tutela della città, in nome della pietà popolare”. L’altra lapide parla di un restauro avvenuto nel 1752 per collocare la statua. Su di essa si può leggere aere publico reficienda, altius erigenda, ad elegantiore forma reducenda, cioè che la statua era stata posta “in un luogo pubblico, risistemata, messa più in alto di prima ed in forma più elegante”. 

Balza alla vista dei visitatori per la sua imponenza l’organo a canne, formato da due tastiere con 61 note ciascuna e una pedaliera di 32. Costruito nel 1930 per la cattedrale, fu trasferito nella chiesa di San Giorgio nel 1968.

Un po’ di storia recente…

Il terremoto del 1908 rade al suolo la quasi totalità degli edifici cittadini, non risparmiando neanche gli edifici di culto e tra questi anche la Chiesa di S. Giorgio “intra moenia” (dentro le mura). Essa per venti anni viene ospitata in una baracca edificata sullo stesso sito di quella distrutta, donata da Papa Pio X e magistralmente decorata dal pittore Ignazio Gullì.

Nel 1926 l’arciprete Demetrio Moscato, figura religiosa molto nota in città per i suoi studi filosofici e teologici, riesce a trovare i finanziamenti per costruire il nuovo e definitivo edificio.

Il progetto viene affidato ad uno dei più autorevoli progettisti del tempo: l’architetto siciliano Camillo Autore.

Durante le operazioni di sbancamento per le fondamenta emerge un’antica necropoli greca con circa 60 tombe orientate da est verso ovest. Il ritrovamento non viene subito comunicato alla Sovrintendenza Archeologica. Solo dopo qualche tempo, a lavori ultimati delle fondamenta, viene comunicato alla Sovrintendenza quanto era emerso dagli scavi (frammento di lapide con iscrizione greca, una base di marmo con delle figurazioni e monete bizantine). Purtroppo le tombe greche sono state distrutte durante i lavori.                               

L’inaugurazione ha luogo il 26 maggio 1935 con Monsignor Carmelo Pujia e alla presenza del principe Umberto di Savoia e della sua consorte, la principessa Maria Josè, delle nobili famiglie reggine, delle autorità civili e militari. Su richiesta di Monsignor Demetrio Moscato, già Cappellano Militare durante la I° Guerra mondiale, la nuova Chiesa di S. Giorgio viene chiamata anche Tempio della Vittoria in memoria di migliaia di soldati reggini caduti in quel conflitto.

Invece, durante il regime fascista, il chiostro laterale ospita il Sacrario dei Martiri Fascisti con 6 sarcofaghi contenenti le salme di importanti militanti fascisti morti in sanguinosi scontri contro le opposte fazioni. Al ritorno della democrazia, le tombe vengono trasferite nel Cimitero principale della città. Nello stesso chiostro, durante la II° Guerra mondiale, viene collocata una bomba di grandi dimensioni, lanciata sulla città da un bombardiere inglese e inesplosa. Disinnescata e svuotata, l’involucro esterno della bomba giace ancora in un angolo del chiostro.

Sempre nello stesso chiostro, negli anni ’30 era stata collocata la statua seicentesca dell’Angelo Tutelare, poi trasferita sul sagrato nel 1967.  La statua, realizzata in marmo greco, raffigura San Michele Arcangelo condottiero e difensore del popolo cristiano che stringe nella mano sinistra uno scudo con in rilievo l’effigie del patrono S. Giorgio a cavallo e in procinto ad uccidere il drago.

Solo nel 1999 è stato rinvenuto il braccio destro dell’Angelo Tutelare.  

Tutor: prof.ssa Anna Benedetto

Antiche origini della Parrocchia di S. Giorgio

La prima notizia dell’esistenza a Reggio Calabria della Chiesa di San Giorgio “de Gulpherio” risale all’8 giugno del 1537, secondo documenti dell’Archivio Storico Diocesano. A quel tempo la Curia romana affidò al sacerdote Gian Luigi Provenzano la parrocchia collocata sul Largo Amalfitano (nell’attuale area delle Poste Centrali). 

Era di piccolissime dimensioni, 9,5 metri di lunghezza per 5,5 metri di larghezza con la sacrestia di soli 2,5 metri per 2 metri, ed era conosciuta come Chiesa di San Giorgio “intra moenia”, cioè dentro le mura di cinta a protezione della città medievale, per distinguerla dall’altra Chiesa di San Giorgio che era collocata all’esterno delle mura e detta perciò Chiesa di S. Giorgio “extra moenia”.

Nel 1596 la Chiesa ingloba altre parrocchie minori e nel 1599 l’arcivescovo D’Afflitto assegna alla parrocchia del Santo protettore il territorio della periferia orientale di Reggio fino al torrente Prumo (attuale torrente Calopinace).

Nel 1631 i parrocchiani della Chiesa sono circa un migliaio ma presto si dimezzano per la fondazione di altre parrocchie limitrofe come quelle di Spirito Santo, di S.Elia di Condera, di San Sperato.

Lo sapevi che…

 

La vita di S. Giorgio… 

il cui nome significa “agricoltore”, nasce nella Cappadocia verso il 280 d.C. da una famiglia cristiana. Trasferitosi in Palestina, si arruola nell’esercito dell’imperatore Diocleziano, rivendicando la sua fede cristiana e rifiutando di offrire sacrifici agli dei pagani. 

Per questa sua ribellione viene imprigionato e sottoposto a sevizie, torture e flagellazione.

Dopo la lunga prigionia ha una visione del Signore che gli predice 7 anni di sofferenze; quindi, converte al Cristianesimo l’imperatrice Alessandra, moglie dell’imperatore Diocleziano, il generale bizantino Anatolio e i suoi soldati che moriranno tutti da martiri.

Per intercessione divina e su richiesta di Re Tranquillino, il Santo usa il potere della resurrezione per riportare in vita alcune persone morte secoli prima per poi battezzarle. Per tale motivo l’imperatore Diocleziano lo condanna a morte e il Santo, prima di essere decapitato, promette protezione in nome di Dio a chi avesse onorato e venerato le sue reliquie. 

Oggi, quasi tutte le spoglie del Santo sono custodite in una cripta sotto la Chiesa cristiana a Lydda (Palestina).                                                               

Tra i documenti più antichi che testimoniano l’esistenza di San Giorgio, vi è un’epigrafe greca del 368 d.C. rinvenuta presso Betania (vicino Gerusalemme) che parla della “casa dei Santi e trionfanti martiri Giorgio e compagni”.  Secondo i crociati, Giorgio era considerato come Santo guerriero e non martire e l’uccisione del drago simboleggia la sconfitta dell’Islam.                                                                                  

San Giorgio è il patrono di tante città, dei cavalieri, dei soldati, degli scout, degli schermidori e degli arcieri. Egli è onorato anche dai musulmani che gli diedero l’appellativo di “profeta”. 

Come tanti altri Santi avvolti nella leggenda, anche San Giorgio, per i suoi miracoli, è ricordato dai popoli perché trasmette il seguente messaggio: “Il bene, a lungo andare, vince sempre sul male”. 

La lotta contro il male da sempre accompagna l’umanità e questa battaglia non si vince da soli. Con la leggenda di San Giorgio che uccide il drago, infatti, è la fede in Dio che agisce in lui. 

 

… e le leggende 

innumerevoli e fantasiosi raccontano la figura di San Giorgio: dalla leggenda egiziana che identifica il Santo come il dio Oro, cavaliere romano dalla testa di falco, purificatore del Nilo dopo aver trafitto un coccodrillo (drago), fino alla leggenda del drago e della fanciulla salvata dal Santo, che risale al periodo delle crociate. 

Si narra che nella città di Selem, in Libia, vi era un lago salato dove viveva un terribile drago famelico. Per placare la sua voglia di fame verso gli esseri viventi, ogni mattina gli abitanti della città offrivano un sacrificio due pecore che il drago poi avrebbe divorato. Arrivò il tempo in cui terminarono tutti gli animali sacrificali e toccò offrire in pasto al mostro un giovane umano tirato a sorte. Un giorno toccò alla figlia del re e mentre ella si avviava verso il lago sicura della brutta fine che avrebbe fatto, passò da quelle parti un giovane cavaliere che dall’alto del suo bianco cavallo scagliò la sua lancia contro il drago, uccidendolo.

Un’altra versione della leggenda narra che il cavaliere Giorgio salì sul cavallo e, appena il mostro uscì allo scoperto, lo affrontò legandogli alla testa un cappio di corda che poi fissò alla cintura della figlia del re come fosse un docile cane. Alla fine lo trafisse con la lancia sotto gli occhi del re e di tutta la popolazione. 

Le reliquie del Santo si trovano in diverse località del mondo: ad esempio a Roma, la Chiesa di S. Giorgio al Velabro custodisce il suo cranio. Quanto a Reggio Calabria, anch’essa aveva un tempo una reliquia del Santo.   

 

San Giorgio e Reggio nei secoli  

Al tempo della dominazione bizantina:          

Nel 536 d.C. il generale bizantino Belisario sbarca con i suoi soldati nel territorio di Reggio e tutti marciano verso le mura della città con i loro vessilli esposti in alto e raffiguranti le icone sacre di Maria madre di Gesù, San Michele Arcangelo, San Demetrio, San Teodoro e soprattutto San Giorgio. E’stato probabilmente questo evento storico a far conoscere alla popolazione reggina il Santo della Cappadocia, tanto che nei secoli successivi numerose Chiese e anche tante persone assumeranno il nome di Giorgio per devozione. 

Anche lo storico Antonio De Lorenzo aveva intuito che l’adorazione di San Giorgio da parte della comunità reggina era iniziata già nel Medioevo e riporta un‘antica credenza popolare secondo la quale ogni notte del 23 aprile la gente della città affermava di sentire, come segno di protezione, gli zoccoli del cavallo di San Giorgio mentre passava sui tetti delle case. 

Al tempo della dominazione normanna:     

Secondo lo storico Goffredo Malaterra, nel 1063 a Reggio, già da tre anni sotto il dominio dei Normanni, il conte normanno Ruggero al comando delle sue truppe a cavallo va a fronteggiare i Saraceni nella battaglia di Cerami (Sicilia).  I soldati del conte, molto inferiori in numero rispetto agli avversari, riescono ad avere la meglio e a vincere la battaglia grazie all’intervento di un misterioso cavaliere, poi identificato in San Giorgio, il quale, cavalcando un focoso cavallo bianco, si era messo in testa alle truppe normanne trascinandole ad una vittoria insperata. 

 

Una reliquia del Santo a Reggio Calabria   

Secondo lo storico Francesco Arillotta nel 1657 nelle acque dello Stretto transitavano le navi pontificie al comando dell’ammiraglio Giovanni Bichi, nipote del Papa Alessandro VII.

L’ammiraglio, nonostante il pericolo della peste che all’epoca imperversava e mieteva vittime nel territorio reggino, sbarcò a Reggio per portare conforto alla popolazione sofferente e molto provata. 

Il clero e i cittadini accolsero con grandi onori e con ricchi doni il comandante, chiedendogli se avessero potuto ricevere dal Papa, suo zio, una reliquia del loro Santo protettore della città.  

Una volta rientrato a Roma, l’ammiraglio riuscì a ottenere per la città di Reggio un frammento di tibia del Santo, fino ad allora in custodia nella Chiesa della Madonna “Consolationis urbis” a Roma. 

Quindi, ricevuta la sacra reliquia all’interno di un reliquiario d’argento tempestato da pietre preziose, il 10 giugno 1657 la consegnò nelle mani dell’arcivescovo De Creales; la sacra reliquia venne fatta girare per le vie cittadine seguita da un imponente processione e poi esposta per due settimane nel Duomo come dono alla città. 

Dopo poco tempo il reliquiario col suo prezioso contenuto venne trasferito nella Chiesa di San Giorgio de Golferio. Purtroppo il sacro cofanetto venne per sempre perduto in seguito al disastroso terremoto del 1783 che ridusse in cumuli di macerie gran parte degli edifici di Reggio. 

Fonti di ricerca

https://reggiocalabria.italiani.it/ /scopricitta/ San Giorgio al Corso, la chiesa del protettore della città (italiani.it)

https://turismo.reggiocal.it/

https://www.chiesadegliartistirc.it/

N. Ferrante – F. Arillotta – S.Giorgio Megalomartire Patrono di Reggio Calabria – Kaleidon Ed.

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