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La Cattedrale
(o chiesa di Santa Maria Annunziata)

Scheda a cura di Mariateresa Cuzzocrea, Giovanni Emanuele Dattilo, Elisa Mazzaferro, Paolo Francesco Romeo – 4^AT a.s. 2021/2022

La Cattedrale di Maria SS. Assunta in Cielo di Reggio è tra i più begli edifici sacri in Calabria nonché il più grande, simbolo della religiosità reggina e mirabile esempio dell’architettura post-terremoto della città. È in stile eclettico-liberty, largamente diffuso in città durante l'ultima ricostruzione, con riferimenti all'arte medievale romanica e gotica elegantemente armonizzati tra loro. 

La Cattedrale è legata alla devozione per la Madonna della Consolazione, patrona principale della Città. Il quadro di Nicolò Andrea Capriolo, risalente al 1547, che raffigura la Vergine in trono con in braccio il Figlio di Dio, affiancata dai Santi Antonio da Padova e Francesco d’Assisi, miracoloso e molto venerato dai Reggini, ogni anno viene portato in processione dalla Basilica dell’Eremo alla Cattedrale e qui rimane esposto alla venerazione dei fedeli dal secondo sabato di settembre fino all’ultima domenica di novembre.

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Brevi note storiche sulle precedenti edificazioni

La cattedrale di Reggio, la Cattolica, fu costruita agli inizi dell’XI secolo dai Normanni, un edificio in stile gotico a cinque navate ornato da marmi, decorazioni e dipinti artistici con soggetti sacri. Nel Cinquecento essa subì i saccheggi dei Turchi e ben due grandi incendi che comportarono complessi lavori di restauro. A metà del Settecento si decise di costruire una nuova cattedrale in stile barocco ma con elementi del nascente neoclassicismo. La struttura venne gravemente danneggiata dal terremoto del 1783, a circa 40 anni dalla sua costruzione; dopo il suo recupero fu nuovamente danneggiata nel 1908 dal tremendo sisma che distrusse Reggio e Messina.  Nell’ambito della ricostruzione della città secondo il piano regolatore dell’ing. De Nava, si decise di demolire il Duomo danneggiato per ricostruirlo con un diverso assetto. 

Tutor: prof.ssa Anna Benedetto

Nel 1917 si costruì l’attuale Duomo di Reggio Calabria che prevedeva l'uso di nuovi materiali ed accorgimenti tecnici antisismici e che riprendeva alcuni elementi degli stili delle due cattedrali precedenti con richiami al Liberty che caratterizzò tutta la ricostruzione reggina.

Il progetto originario fu di Padre Carmelo Angiolini ed i lavori di ricostruzione iniziarono per volere del Vescovo Mons. Rinaldo Camillo Rousset il 15 luglio 1917.

Il 2 settembre 1928 vi fu l’inaugurazione e la consacrazione del tempio.

Il prospetto principale del Duomo è imponente ed affaccia sull’omonima piazza; è diviso in tre parti da quattro torri traforate di forma ottagonale sormontate da croci. La parte centrale della facciata presenta una trifora sormontata da un rosone, racchiusi entrambi da una cornice decorata a motivi floreali. La finta galleria a colonnette ed archetti sovrapposti e il cornicione coronano il tutto. L’edificio, sopraelevato rispetto alla prospiciente piazza, è preceduto da un’ampia scalinata sulla quale sono collocate le imponenti statue marmoree di San Paolo e di Santo Stefano da Nicea, opera del noto scultore calabrese Francesco Jerace.

All'ingresso si trovano i tre portali in bronzo collocati nel 1988 in occasione del XXI Congresso Eucaristico Nazionale svoltosi a Reggio Calabria: quello centrale di Luigi

Venturini narra la vita di Maria Ss. Assunta, quello a sinistra di Biagio Poidimani narra della devozione della città alla Madonna della Consolazione ed a destra il portale di Nunzio Bibbò narra di S. Paolo che diede origine alla comunità cristiana a Reggio. 

Il portale centrale è preceduto da un protiro con tetto spiovente che poggia su fasci di colonne, recante l’iscrizione in greco, dagli Atti degli Apostoli, che ricorda l’arrivo dell’Apostolo Paolo a Reggio: ΠΕΡΙΕΛΘΟΝΤΕΣ ΚΑΤΗΝΤΗΣΑΜΕΝ ΕΙΣ ΡΗΓΙΟΝ, ovvero Costeggiando giungemmo a Reggio.

Accanto al portale centrale, sul lato sinistro una lapide ricorda la visita di Giovanni Paolo II a Reggio e alle chiese di Calabria del 7 ottobre 1984; mentre sul lato destro un'altra lapide ricorda il discorso di Giovanni Paolo II del 12 giugno 1988.

Altro elemento di spicco è il campanile del Duomo, alto 28,15 m (43,67 m s.l.m.), ultimato il 30 settembre 1931. In esso sono collocate tre campane, importanti memorie storiche per la vita religiosa e civile della città.

L'interno del Duomo è in stile romanico con motivi d'ispirazione classica. Il Duomo si presenta con pianta basilicale, con tre navate che terminano con altrettante absidi; le navate sono separate tra loro da archi che poggiano su pilastri e sono interrotte da tre transetti. 

Lo spazio interno prende luce da grandi vetrate policrome istoriate con figure o a motivi ornamentali, realizzate entro il 1928 dal romano Giulio Cesare Giuliani. 

Il presbiterio è più elevato rispetto alla navata, ad esso si accede da un’ampia scalinata ed è sovrastato da un grande Crocefisso ligneo datato fra il 1600 e il 1800; oltre il presbiterio vi è il coro con stalli lignei che termina con una abside poligonale. 

Le colonne a fascio, che delimitano le navate reggono le capriate a vista a sostegno della copertura. Ad ogni incrocio delle travi del tetto è dipinta una svastica, per un totale di circa duecento croci uncinate. Con tale immagine già in varie culture riferita al sole, è stata preannunciata nelle sacre scritture la venuta del Messia.

L’interno è ricchissimo di testimonianze artistiche di gran pregio.

 

Percorrendo la navata sinistra, delle cappelle presenti di particolare valenza è la Cappella del Santissimo Sacramento, uno dei pochi esempi di barocco in Calabria i cui marmi intarsiati sono stati dichiarati monumento nazionale. 

La pianta della cappella è quadrata con pilastri di riempimento angolari; fasci di semipilastri ne formano l'intelaiatura architettonica e separano le nicchie contenenti statue e i riquadri con dipinti.

La decorazione marmorea a tarsie, che riveste integralmente le pareti della cappella, è del messinese Placido Brandamonte. 

Era stata commissionata nel 1655 per l’antica Cattedrale, ed era stata realizzata con molte varietà di marmi siciliani (rosso di Taormina, giallo di Castronuovo) e altre varietà di marmi (porfidi, diaspri, calcedonie ecc.) a "mosaico fiorentino", ovvero a intarsi policromi damascati. L’effetto è davvero spettacolare! 

I motivi decorativi delle tarsie si armonizzano con le strutture classicheggianti delle balaustre, dei capitelli, delle cornici e dei ricchi fregi in marmo bianco che li esaltano.

Il paliotto dell’altare, anch’esso barocco, ha motivi di racemi fioriti intorno all'ovale centrale, raffigurante il calice con l'ostia sacra.

L'altare è sormontato da quattro grandi e pregiate colonne monolitiche di portoro nero venato di giallo che affiancano il dipinto olio su tela II Sacrificio di Melchisedech (1665) del pittore messinese Domenico Maroli. che prefigura il sacrificio eucaristico. Il dipinto è datato e firmato e rappresenta l'unica testimonianza pittorica delle origini della cappella.

Purtroppo sono andati perduti gli affreschi tardo-settecenteschi realizzati da Domenico Giordano sulla volta e sulle pareti della cappella nell'antica Cattedrale.

Nelle nicchie delle pareti le otto statue marmoree, eseguite tra il 1930 ed il 1933 su commissione dell'Arcivescovo Carmelo Pujia,

raffigurano i quattro Evangelisti Matteo, Marco, Luca e Giovanni, i Santi Pietro e Paolo ed i Dottori della Chiesa S. Tommaso e S. Bonaventura.

Di esse: quella di San Luca fu eseguita da Vincenzo Jerace, fratello di Francesco; altre due, non identificate, sono opere originali di Concesso Barca; tutte le altre sono rifacimenti in marmo, da parte dello stesso Barca, di modelli preesistenti, in getto di gesso, dell'artista Rocco Larussa di Villa San Giovanni.

Nei riquadri, i due dipinti con la Cena di Emmaus e l'Apparizione dell'Angelo ad Elia sono moderne esecuzioni del pittore Nunzio Bava.

I due dipinti sono sovrastati rispettivamente dalle seguenti iscrizioni: 

"PANEM ANGELORUM MANDUCAVIT HOMO" ovvero L'uomo mangiò il Pane degli Angeli "CARO MEA VERE EST CIBUS" ovvero La mia carne è veramente cibo.

Anche gli affreschi dei lunettoni superiori sono di Bava e rappresentano Moltiplicazione dei pani e Mosè che fa sgorgare l'acqua nel deserto.

Di fattura recente (2000) sono i due Angeli bronzei portalampade ai lati dell'altare, dello scultore reggino Michele Di Raco.

Sulla sommità dell'Arco della Cappella figura lo Stemma dell'Arcivescovo Giovanni Ferro.

Sempre nella navata sinistra è presente il gruppo bronzeo intitolato "La Pietà", realizzato dall'artista Nunzio Bibbò di Castelvetere (BN), consacrata il 21 ottobre 1989 e collocata nella Cappella del Battistero.

L’opera, che si sviluppa verticalmente per una altezza di m. 2,40, ed ha un peso di Kg. 70, risulta composta di tre elementi: la Croce, il Cristo dal corpo sfigurato dalla sofferenza ed il gruppo delle Marie con San Giovanni alla base della croce, a rappresentare un’unica espressione di pianto e di dolore.

Collocata al centro del coro, nella zona absidale del presbiterio, su una pedana elevata su sette gradini è la Cattedra vescovile marmorea realizzata negli anni ’50 dallo scultore Alessandro Monteleone; inizialmente posizionata dall’artista nella parte anteriore sinistra del presbiterio, dopo la riorganizzazione funzionale operata negli anni settanta fu collocata in zona centrale. 

Essa è decorata da bassorilievi raffiguranti i simboli dei quattro evangelisti sulla base del sedile, un pellicano che nutre i suoi piccoli sui due lati esterni dei braccioli, lo stemma vescovile di Mons. Antonio Lanza sul timpano terminale con il motto: “PRAELIARE BELLUM DOMINI” ovvero Combattere la battaglia del Signore. 

Nella navata destra è invece custodita la cosiddetta Colonna di San Paolo.

Sulla navata centrale si affaccia il Pergamo marmoreo (1902), opera giovanile dello scultore Francesco Jerace che fu fatto costruire dal Card. Gennaro Portanova per la vecchia Cattedrale e poi, dopo il terremoto del 1908, dal quale è uscito indenne, rimontato nel nuovo edificio.

È sorretto da una robusta colonna in marmo cipollino, fasciata alla base da un serpente con un pomo in bocca in pietra rosata e conclusa dai simboli dei quattro evangelisti in marmo bianco; sulla balaustra sono sistemati pannelli in altorilievo in marmo bianco, quello frontale raffigurante il Miracolo della colonna ardente ed ai lati gli stemmi del Cardinale Portanova e di Papa Leone XIII. 

La cattedra è fiancheggiata da due balaustre marmoree che includono sei pannelli in bronzo, tre per lato: a destra la Consacrazione di S. Stefano, il Ministero episcopale di S. Stefano a Reggio, la Lapidazione di S. Stefano; a sinistra l’Approdo di S. Paolo a Reggio, il Miracolo della colonna ardente, la Decapitazione di S. Paolo. 

L’Altare basilicale ellissoidale marmoreo è fasciato da bassorilievo continuo in bronzo di Antonio Berti (1970).

Altre opere importanti presenti in Cattedrale sono: sacelli di Vescovi cinque-secenteschi; Altare Maggiore, due amboni e due acquasantiere di Concesso Barca (1929); tele ottocentesche nelle Cappelle del Presbiterio: del Crestadoro L’Assunzione della Vergine (m. 2 x 4,50 - 1804?) sul lato sinistro, e del Minaldi  La consacrazione episcopale di Santo Stefano da Nicea (1823) sul lato destro; Battistero in bronzo argentato con coperchio (1818); nonché dalle pregevoli decorazioni pittoriche delle pareti, dei transetti, delle volte, delle absidi. Le decorazioni pittoriche e gli affreschi sulle pareti, ispirati ai mosaici bizantini di Ravenna, sono opera di Eugenio Cisterna di Roma. Sono stati restaurati nel 1984.

Scolpita sulla fascia marmorea che circonda la colonna troviamo l’iscrizione:
“PER  EVANGELIUM GENUI  VOS“ ovvero Mediante il Vangelo io vi ho generato. 

A ridosso del pilastro posteriore che sostiene tutto il manufatto si ergono dal basamento in marmo rosso due palmizi in travertino alabastrino le cui fronde coronano il pergamo. 

In alto al pergamo in origine era collocato un bassorilievo con la Testa di Cristo, opera dello stesso scultore, rimosso in seguito al sisma del 1908 e collocato nella controfacciata della ricostruita basilica al di sopra del portale centrale. 

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