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Santuario di S. Antonio
(o chiesa di Santa Maria Annunziata)

Scheda a cura di Ilaria Aquilino, Ibtissam El Arbaoui e Daniele Rodà – 4^AT a.s. 2021/2022

Con la sua imponente ed elegante architettura neogotica il Santuario dedicato a S. Antonio da Padova domina la città di Reggio Calabria dall’alto della Collina degli Angeli, una delle alture cittadine. Edificato nel 1934, fu prima una semplice parrocchia e dopo, nel 1937, fu elevata a santuario.

L’insieme del Santuario è opera di pregevole architettura che si affaccia sulla sottostante città da un ampio piazzale balaustrato e sostenuto da un portico con archi a sesto acuto.

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L’esterno: la facciata principale è ripartita in tre settori con un motivo di archi a sesto acuto, è decorata centralmente da un rosone, mentre ai lati è caratterizzata da due alti campanili con bifore e trifore, che terminano con imponenti guglie, sormontate entrambe da croci in ferro battuto. 

 

L’interno: la pianta è a croce latina, il corpo longitudinale è articolato in tre navate ampie e luminose che terminano con altrettante absidi. Le due navate laterali si interrompono al transetto, mentre la centrale termina con presbiterio e abside circolare. Il pavimento è in marmo e l’architettura del soffitto è a volte a crociera. 

Le vetrate artistiche e i numerosi dipinti che ricoprono l’interno del luogo di culto raccontano la vita del Santo e del beato Don Luigi Orione. 

In fondo alla navata centrale, sull’altare maggiore, si trova la statua del Santo collocata all’interno di un tempietto marmoreo, ai lati del quale sono presenti due scale a chiocciola che permettono di accedervi. 

L’antico altare è realizzato in marmo variopinto ed ha il frontespizio ricoperto da bassorilievi di grande pregio artistico e decorativo. 

Ai lati del presbiterio si aprono invece due porte sovrastate da mosaici: a destra vi è raffigurato Don Orione e a sinistra San Francesco di Paola. 

Sul transetto si erge una cupola che poggia su un basso tiburio a base quadrata dagli angoli smussati. 

Dal portale centrale si entra in un breve corridoio sormontato da una tribuna riservata all’organo ed ai cantori; vi si accede attraverso una scala a chiocciola sulla destra, mentre a sinistra si trova la tomba del Canonico Salvatore de Lorenzo (di cui nel 1952 furono portate le spoglie) e la lapide che descrive la figura del De Lorenzo, impreziosita da un ritratto bronzeo, opera di Francesco Triglia. 

Presente inoltre nella navata di sinistra una Via Crucis con pannelli in legno finemente scolpiti ed una pregevole statua lìgnea, opera dello scultore Flavio Pancheri. 

Infine, nella navata di destra si trova una copia in gesso dipinto di nero della statua bronzea di San Pietro di Arnolfo di Cambio, presente nella Basilica di S. Pietro in Vaticano.

Lo sapevi che…

 

La vita del Santo 

Sant'Antonio è nato in Portogallo, a Lisbona, nel 1195. Figlio di genitori nobili, trascorre i primi anni di formazione sotto la guida dei canonici del Duomo. A circa 15 anni entra nel convento agostiniano di San Vincenzo; a Coimbra per 8 anni approfondisce la sua formazione religiosa e si dedica allo studio delle scienze umane, bibliche e teologiche. Diviene così uno degli ecclesiastici più colti dell'Europa degli inizi del Duecento. A soli 25 anni viene ordinato sacerdote, nel settembre del 1220 decide di lasciare i canonici agostiniani per entrare a far parte dei seguaci di San Francesco d'Assisi; per l'occasione abbandona il vecchio nome di battesimo Fernando per assumere quello di Antonio. Matura una forte vocazione alla missione e in particolare al martirio, e con questo ideale parte alla volta del Marocco. Qui giunto, si ammala gravemente e non può predicare. Dopo qualche tempo è costretto a rimpatriare, ma la nave su cui si era imbarcato viene spinta da venti contrari fino alla Sicilia con un rovinoso naufragio. Da qui si reca ad Assisi ed incontra san Francesco che nella pentecoste del 1221 aveva convocato tutti i frati; sarà un incontro semplice ma decisivo per la vocazione di Antonio. Per i suoi talenti riceve l'incarico di ministro provinciale del nord Italia e, dopo la canonizzazione, anche il titolo di dottore della chiesa. L'impegno profuso nella predicazione nel sacramento della riconciliazione durante la Quaresima può essere considerato il suo grande testamento spirituale. 

Provato fisicamente, si ritira a Camposampiero (a pochi chilometri da Padova) in un semplice rifugio sopra un grande albero di noce dove trascorre le giornate in contemplazione di Dio. 

Il 13 giugno 1231 viene colto da un malore e trasportato a Padova dove lui stesso chiede di poter morire. Raggiunto però un borgo alle porte della città, mormorando le parole “vedo il mio Signore”, spira all'età di circa 36 anni. Antonio viene sepolto a Padova presso la chiesa di santa Maria Mater Domini. La Chiesa lo proclama Sant'Antonio di Padova, dottore della chiesa universale con titolo di doctor evangelicus. 

 

Note biografiche di Salvatore de Lorenzo 

Il canonico Salvatore De Lorenzo, nato a Melito Porto Salvo il 6 gennaio 1874, fu un sacerdote infaticabile. Fu ordinato nel settembre del 1898; si laureò in Lettere all’Università di Messina e fu un brillante insegnante nei Seminari di Messina e Reggio Calabria. 

Amava vivere in mezzo al popolo e soprattutto aveva a cuore l’educazione e la crescita cristiana dei giovani. Fu parroco zelante della Candelora e fondò la Lega Angelica contro la bestemmia; il suo motto era “Viva Gesù, Viva Maria”. 

Nella primavera del 1918, mentre passeggiava nella contrada Schiavone con un gruppo di ragazzi, rimase colpito dalla bellezza di quel posto che si affacciava sulla città e sullo Stretto.  

Pensò di fondarvi un’Opera di carità cristiana e così procedette all’acquisto della collina che soprannominò “Collina degli Angeli”; poi, con l’aiuto della pia donna Elena Naldi, accolse in due padiglioni in legno alcuni giovani abbandonati. 

Alcuni anni prima egli aveva conosciuto Don Orione. Sentendo che dopo la sua morte Don Orione avrebbe potuto continuare il suo apostolato, fece testamento con il quale affidò ad egli la Collina degli Angeli. 

Morì il 14 marzo del 1921 e Don Orione manifestò alla famiglia il desiderio di conservarne le spoglie nel Santuario sulla Collina stessa, dove oggi sono quindi conservate e venerate. 

Don Orione, infine, con l’aiuto di don Bartoli e padre Gaetano Catanoso, successore del De Lorenzo e oggi Santo, fece sorgere l’attuale Opera Antoniana delle Calabrie con annesso Santuario. 

 

Note biografiche di Don Orione

Di umilissime origini, nel 1885 entra tra i francescani di Voghera, ma nel giugno del 1886 ne viene dimesso a causa di una grave malattia per la quale rischia la morte. Ad ottobre dello stesso anno diventa allievo nell'oratorio Valdocco di Torino, dove resta tre anni. 

Viene notato da Giovanni Bosco che lo inserisce tra i suoi prediletti. 

Nel 1889 entra nel seminario di Tortona, dove gli viene anche affidato il compito di custode in Duomo. Nel 1892 inizia l'apostolato per la gioventù e inaugura successivamente l'Oratorio San Luigi. 

L’anno seguente apre a Tortona presso il rione san Bernardino un collegio per ragazzi poveri ma col desiderio di studiare. 

Viene ordinato sacerdote il 13 aprile 1895. A partire dal 1899 comincia a raccogliere intorno a sé un primo gruppo di sacerdoti e chierici che costruiranno la Piccola opera della Divina Provvidenza, approvata dal vescovo diocesano nel 1903. 

Nel 1908 si reca a Messina e Reggio Calabria, devastate dal terremoto, per partecipare agli aiuti. Lì si dedica per tre anni soprattutto alla cura degli orfani, in particolare a Reggio Calabria contribuisce a far nascere il Santuario di Sant'Antonio. 

Aiuterà in egual modo i superstiti della Marsica colpiti dal terremoto di Avezzano del 1915, salvando decine e decine di orfani e fanciulle. Nello stesso anno fonda la Congregazione delle piccole suore missionarie della carità.

Il suo corpo è esposto a Tortona nel santuario di Nostra Signora della Guardia, da lui innalzato. Beatificato nel 1980 da papa Giovanni Paolo II, è stato proclamato Santo dallo stesso Papa nel 2004. La memoria liturgica si celebra il 12 marzo. 

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Tutor: prof.ssa Anna Benedetto

Note biografiche dell’artista Francesco Triglia

Nasce a Reggio Calabria nel 1951. Studia presso il liceo artistico e nel 1970 si trasferisce a Milano dove segue le lezioni presso l'Accademia di Belle Arti di Brera. Si diploma in scultura e intraprende la libera professione. Dell’artista ammiriamo in Calabria due splendide opere realizzate per l'aeroporto di Lamezia Terme (Mistica Dorica, La Sirena) e per il Comune di Scilla. Quelle di Triglia sono opere di grande suggestione e perfezione. Sin dai suoi esordi, affascinato e rapito dal mito della statuaria Greca, manifesta la vocazione per il disegno e per il particolare. Dall’arte classica recupera purezza di linee, di proporzioni e di forme. Triglia, i cui soggetti principali sono sirene, arcieri, cavalli, templi, si rifà con costanza alle radici mediterranee ed alle suggestioni classiche alle quali sa unire le acquisizioni della modernità.

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